Raccontiamo la disgrafia

A cura di:
Dott.ssa Chiara Codispoti
(Esperta del gesto grafico)
Dott.ssa Paola Brambilla
(Psicologa dello sviluppo e dell’educazione)
PARTECIPAZIONE LIBERA E GRATUITA
Presso la Sala della Circoscrizione
9 Aprile  2014  alle ore 20.45
Via Iseo n°16  Monza

 

La disgrafia  è un disturbo specifico dell’apprendimento che comporta difficoltà nel riprodurre lettere e numeri,  purtroppo è ad oggi poco conosciuta, segnalata e conseguentemente trattata.

Aprire una finestra su questa realtà significa scoprire tutti quegli ostacoli che il bambino affronta nell’imparare a  scrivere e nell’automatizzare il gesto che ne è alla base.

Infatti molti sono i casi di bambini la cui grafia difficoltosa determina un ostacolo nell’apprendimento per questo è importante, sin dall’ultimo anno della scuola dell’infanzia, porre l’attenzione sulla prevenzione del gesto pur limitato al disegno.

La serata si propone di “raccontare la disgrafia” partendo da una semplice definizione per arrivare alle cause e alle conseguenze emotive di un bambino che scrive con difficoltà. Inoltre si cercherà di riflettere sulle attività che anche a casa possono essere eseguite con semplicità per sviluppare sin dalla prima infanzia una buona motricità fine.

 

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Pubblicato in News

Affanno

Dal secondo trimestre di gravidanza le dimensioni dell’utero cominciano ad aumentare notevolmente. Dalla regione pelvica il fondo dell’utero si sposta più in alto, andando a comprimere gli organi sovrastanti come l’intestino, per poi arrivare a spingere anche quelli sottodiaframmatici, come il fegato e lo stomaco. L’aumento di volume implica un incremento delle pressioni addominali e quindi una spinta degli organi interni contro il diaframma. E’ proprio questa spinta che crea tensione a livello diaframmatico e quindi la sensazione di affanno. Il diaframma è infatti il muscolo deputato alla respirazione e che dà la sensazione di mancanza del respiro, quando sottoposto a stress (anche se in modo fisiologico come avviene in gravidanza). L’osteopatia può intervenire riportando equilibrio a livello della gabbia toracica per garantirne la miglior funzionalità possibile, seppur in condizione di stress. Le tecniche comprendono un’inibizione diretta del diaframma e un rilascio delle strutture circostanti (pilastri, muscoli paravertebrali, fascia toraco-lombare, pavimento pelvico) che lavorano in stretta connessione con tale muscolo.

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Stitichezza

Nel secondo trimestre di gravidanza le dimensioni dell’utero cominciano ad aumentare in modo considerevole, andando a modificare la posizione degli organi adiacenti, a partire dall’intestino. Ciò implica un aumento delle pressioni addominali che ostacola ulteriormente il corretto drenaggio degli organi interni. A tutto questo si aggiungono le alterazioni ormonali che hanno una forte influenza sulla peristalsi. Succede molto spesso perciò che la gestante, soprattutto se predisposta già precedentemente alla gravidanza, soffra di stitichezza. L’intervento osteopatico può limitare questa problematica andando a lavorare sulle pressioni addominali e toraciche e sul drenaggio degli organi interni. Il trattamento consiste in un riequilibrio dei diaframmi (toracico e pelvico) e in tecniche indirette di mobilizzazione degli organi. Lavorando poi sulla colonna dorso-lombare è possibile interagire con l’innervazione del sistema digerente, poiché da questo livello emergono le radici nervose dirette agli organi interessati.

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Gonfiore e crampi ad arti superiori e inferiori

Nel secondo trimestre di gravidanza possono comparire gonfiori ad arti superiori e inferiori, concentrati soprattutto in mani e piedi. Gli edemi sono dovuti alle fisiologiche alterazioni che avvengono nei tessuti della gestante, che diventano maggiormente imbibiti per mezzo delle variazioni ormonali. L’aumento della pressione intra-addominale, poi, può ostacolare il ritorno venoso aggravando ulteriormente i gonfiori e provocando, talvolta, fastidiosi crampi. È possibile limitare questo fisiologico processo con un’adeguata attività fisica e con alcuni accorgimenti posturali. Il trattamento osteopatico, affiancandosi agli esercizi, può migliorare questo spiacevole disturbo stimolando la circolazione. L’approccio manuale consiste in tecniche di inibizione dei diaframmi e di drenaggio linfatico, che danno un sollievo a breve termine, ma anche un miglioramento generale della condizione a lungo termine.

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Dorsalgia

Il dolore dorsale si associa comunemente a quello lombare, ma può comparire anche in maniera isolata. La parte toracica della colonna vertebrale è quella meno deputata al movimento, infatti la dorsalgia si manifesta per lo più a riposo o con posizioni mantenute. Spesso il dolore dorsale in gravidanza è legato ai cambiamenti strutturali dei legamenti, in particolare del bacino, che diventano più elastici. L’instabilità della pelvi per questi cambiamenti e per l’aumento del peso anteriormente viene contrastata dalla rigidità articolare della colonna dorsale e dalla contrattura della muscolatura paravertebrale. In questo modo però tutto il torace va in sofferenza. L’intervento osteopatico agisce quindi mobilizzando la zona e rilasciando la muscolatura dorsale paravertebrale, ai fini di alleviare il dolore e garantire allo stesso tempo stabilità alla donna con dei corretti input neurologici, che consentano una migliore distribuzione del carico.

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Lombo-sciatalgia

Il dolore lombare con irradiazione all’arto inferiore è un disturbo che si presenta solitamente dal secondo trimestre di gravidanza, ma che si esaspera nel terzo trimestre, quando i cambiamenti del corpo e della postura diventano eclatanti. Le modificazioni che il corpo subisce avvengono sotto lo stimolo ormonale che imbibisce i tessuti e li rende più elastici, ma anche sotto lo stimolo meccanico del peso e dell’ingombro del piccolo ospite che sposta in avanti il carico del peso. La maggiore elasticità delle strutture del bacino crea una sorta di instabilità che viene contrastata dalla contrattura della muscolatura paravertebrale. Tale contrattura tende ad accentuarsi poi per compensare lo sbilanciamento anteriore dovuto al peso del feto. La tensione muscolare può estendersi fino a coinvolgere tutta la catena dell’arto inferiore, creando la sintomatologia irradiata. Tuttavia un dolore simile può essere dato anche dalla compressione che la testa del feto compie sulle radici del plesso sacrale. In tutti i casi l’osteopatia può intervenire riportando equilibrio in uno schema corporeo inevitabilmente alterato. Il trattamento consiste in tecniche di rilascio della muscolatura paravertebrale e della fascia toraco-lombare. Inoltre il lavoro sulle articolazioni di bacino e colonna vertebrale permettono al corpo di accettare meglio le modificazioni strutturali che la gravidanza impone.

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Ansia pre-parto

Molto frequentemente la future mamme, soprattutto alla prima gravidanza, si lasciano prendere dall’ansia durante le ultime settimane di gestazione. La paura del parto può essere relazionata al dolore, all’anestesia o alla salute del bambino. Sono sempre di più le soluzioni offerte per affrontare questa ansia ed è sempre più variegato il team di figure professionali che possono intervenire a favore e a sostegno della donna. Alla terapia psicologica si può affiancare quella fisica, attraverso un trattamento osteopatico. Anche solo il semplice contatto manuale scatena il rilascio di endorfine, quelle sostanze chimiche prodotte dal cervello che danno una sensazione di benessere. Inoltre l’osteopata può andare a interagire con i sistemi neurologici ortosimpatico e parasimpatico, responsabili della regolazione degli stati di ansia/paura/eccitazione. Il trattamento comprende tecniche a livello cranico (sede di emergenza delle fibre nervose del sistema parasimpatico) e a livello dorsale (sede dei gangli del sistema ortosimpatico).

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Preparazione dei tessuti al parto

Il parto è la fase finale della gravidanza che termina con la nascita del bambino. Tutta la gravidanza è stata un momento di grandi cambiamenti per il corpo della donna, e anche quest’ultima fase non è da meno. Infatti durante il travaglio i tessuti molli (muscoli e legamenti), sotto lo stimolo dell’ossitocina, si adattano alla dilatazione vaginale e si preparano allo sforzo delle spinte. I tessuti ossei e articolari modificano i loro rapporti per garantire il corretto passaggio del feto nel canale del parto. Tutti questi cambiamenti avvengono in modo tanto più fisiologico e indolore quanto maggiore è l’adattamento dei tessuti della donna. L’osteopatia può intervenire su questo aspetto soprattutto nelle fasi finali della gravidanza: il lavoro di rilascio e stretching dei muscoli del pavimento pelvico, il lavoro fasciale di mobilizzazione delle articolazioni sacroiliache, pubica e sacrococcigea renderà più elastiche queste strutture. L’accomodamento sarà quindi più rapido e meno doloroso, poichè dei muscoli contratti e articolazioni rigide ostacolerebbero la discesa del bambino nel canale del parto. Le tecniche utilizzate sono tecniche fasciali e indirette, del tutto indolori e innocue per il bambino.

Presentazione podalica

Durante le ultime settimane di gravidanza il feto dovrebbe compiere un movimento di rotazione per posizionarsi con il capo verso il basso, pronto per nascere. Le presentazioni possono essere oltre che cefalica anche podalica o di spalla. La posizione fisiologica e più frequente è quella cefalica, ma il 4% dei nascituri non compie la rotazione attesa e permane podalico. La posizione assunta dal feto ha un’importanza notevole perchè andrà a influenzare il travaglio e le modalità di parto della madre. E’ molto raro che venga eseguito un parto naturale con una presentazione podalica, sempre più spesso si ricorre al cesareo. Talvolta vengono eseguite delle manovre interne o esterne per indurre la rotazione del bambino prima o durante il parto. Tali manovre sono molto invasive e hanno un alto rischio di compromettere la salute del feto. Abbastanza frequentemente il trattamento osteopatico può ovviare a queste tecniche, infatti la rotazione del feto è strettamente influenzata dai rapporti articolari del bacino e dalle tensioni a livello pelvico. Spesso il nascituro non riesce a posizionarsi correttamente a causa di disfunzioni delle strutture che lo contengono. L’intervento osteopatico va a valutare e a trattare proprio queste strutture, portando un equilibrio a livello del bacino tale percui il feto possa girarsi in modo fisiologico, evitando manovre invasive e pericolose. Il trattamento osteopatico consiste di tecniche del tutto innocue a livello di muscolatura glutea, paravertebrale e del pavimento pelvico, che viene inibita, e a livello dei legamenti sacrali, che vengono detesi in modo indiretto.

Affanno

Nel terzo trimestre di gravidanza il fondo dell’utero sale oltre l’ombelico, per arrivare a pochi centimetri dal diaframma nell’ultimissimo periodo di gestazione. Questo ingrandimento fa sì che vengano compressi tutti gli organi addominali. L’aumento di volume implica un aumento delle pressioni addominali e quindi una spinta degli organi interni contro il diaframma. E’ proprio questa spinta che crea tensione a livello diaframmatico e quindi la sensazione di affanno. Il diaframma è infatti il muscolo deputato alla respirazione e che dà la sensazione di mancanza del respiro quando sottoposto a stress (anche se in modo fisiologico come avviene in gravidanza). L’osteopatia può intervenire riportando equilibrio a livello della gabbia toracica per garantirne la miglior funzionalità possibile, seppur in condizione di stress. Le tecniche comprendono un’inibizione diretta del diaframma e un rilascio delle strutture circostanti (pilastri, muscoli paravertebrali, fascia toraco-lombare, pavimento pelvico) che lavorano in stretta connessione con tale muscolo.